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Articolo l’Avvento di Gesù

l’Avvento di Gesù

Domenica inizia il nuovo anno liturgico con l’inizio dell’Avvento. L’anno liturgico, il “sacramento” della storia della salvezza, inizia con la prima domenica d’Avvento…che però non è l’attesa del Natale!
l’Avvento infatti ci prepara al tempo di Natale ma non è l’attesa del Natale, questa la vivremo nella novena di Natale. L’Avvento è l’attesa del ritorno di Gesù nella gloria alla fine dei tempi, lo vediamo nei testi che la Chiesa ci propone in queste prossime quattro domeniche. Possiamo dire che 2022 anni fa c’è stato il primo Avvento con la nascita di Gesù nell’umiltà di Betlemme, dall’Ascensione in poi ogni anno in questi due millenni, aspettiamo il secondo Avvento, quello del ritorno di Gesù nella gloria della Gerusalemme celeste.

Ma in fondo si tratta di un’unica realtà e come si dice nella teologia viviamo il “già e non ancora”. Dio è già entrato nel nostro tempo e nella nostra storia, portando a pienezza l’Alleanza antica, l’Eterno diventa conoscibile. Dal suo primo Avvento Dio non si è mai allontanato da noi, rimanendo fedele alla Sua promessa (“io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” Mt 28, 20). Dall’Ascensione in avanti noi lo abbiamo potuto incontrare nei suoi sacramenti (riflessione sull’Ascensione di san Leone Magno) in tutti questi venti secoli. Ma sappiamo che lo stesso Dio che è sempre presente nell’umiltà dei nostri tabernacoli, ad immagine della grotta di Betlemme e della tenda d’Israele, semplicemente si mostrerà nella gloria a tutti, anche agli increduli di ogni luogo e di ogni tempo (“Gesù non avrà neanche un briciolo di gloria in più di quanta ne possiede adesso sugli altari e nei tabernacoli. La Messa è il paradiso sulla terra.” S. Hahn, La cena dell’Agnello). Dio è già presente glorioso in ogni ostia consacrata sulla terra, l’Avvento è l’attesa della gloria pienamente rivelata e non dell’arrivo di un dio assente. Il paradiso è già presente ma attendiamo di vederlo e goderne pienamente.

I primi cristiani vivevano in piena consapevolezza questo mistero e lo attestavano con il termine usato per indicare la venuta di Cristo, la Parousia. Questo termine greco, in greco si esprimeva la maggioranza dei cristiani nei primi tre secoli, indica tradizionalmente la venuta futura del Cristo: la vita cristiana era un’attesa di questo traguardo cosmico. Ma il termine traduce anche altro, anzi come primo suo significato è “presenza fisica”. Usando quindi il termine Parousia i cristiani esprimevano il concetto che l’attesa futura del Salvatore è custodita nella sua presenza fisica nell’Eucaristia e che quest’ultima alimenta il desiderio di vedere Dio: siamo nel “già” del Dio fatto carne che abita in mezzo a noi (Gv 1) e nel “non ancora” dell’attesa della Gerusalemme celeste (Ap 21).
Interessante è notare che san Giovanni nel suo prologo e nella sua Apocalisse indica la prima venuta di Gesù nel suo Natale e la seconda alla fine dei tempi, come un “porre una tenda” (vedi Gv 1, 14 nell’originale greco è “pose la tenda” e Ap 21, 3). Il popolo d’Israele aveva ancora ben in mente la presenza della gloria di Dio nel pellegrinaggio dell’esodo verso la Terra Promessa, nella tenda dell’arca dell’Alleanza. Questa tenda era chiamata Tabernacolo.

Affascinante e consolante è il fatto che i cristiani siano stati ispirati da Dio a chiamare il luogo dove si conservavano le ostie consacrate durante la santa Messa proprio con quel nome, Tabernacolo (piccola tenda); a significare che nel pellegrinaggio della nostra vita terrena, un esodo volontario dalle lusinghe del mondo al Paradiso promesso, noi siamo già accompagnati silenziosamente e umilmente dallo stesso Dio che vogliamo vedere pienamente e gustare eternamente. Nell’Eucaristia abbiamo un assaggio reale del convito eterno del Paradiso!

L’umiltà della nascita di Gesù che festeggiamo a Natale ci ricorda ogni anno che Lui è già presente nel mondo nell’umile presenza eucaristica; l’Avvento ci ricorda che questo prodigio, il più grande della storia, è solo un assaggio…e il meglio deve ancora venire!

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